"BIONDO CAMPAGNOLO - DIALOGO D'ARTE" Sala delle Verifiche PALAZZO STERI Palermo
L‘esposizione, a cura diRoberta Civiletto, con il patrocinio gratuito dell’Università di Palermo e del Sistema Museale di Ateneo, è dedicata agli artisti Salvo Biondo e Paolo Campagnolo, ed ha l’intento di ripercorrere e indagare la ricerca estetica dei due maestri, attivi da trent'anni in Italia e all'estero. Una produzione variegata ed eclettica la loro, comprendente scenografie, progetti di Interior Design, installazioni e dipinti, che li ha resi originali interpreti della scena artistica contemporanea, con presenze importanti presso spazi espositivi privati e pubblici. La recente scomparsa dell'artista palermitano Salvo Biondo (2018), ha interrotto forzatamente il sodalizio artistico con Paolo Campagnolo, decretando la fine del duo, ma l’eredità del linguaggio stilistico coniato sino ad allora continua nell’attuale produzione di Campagnolo, sebbene aperto a nuove perlustrazioni.
La corposa testimonianza della produzione svolta insieme nel corso del lungo e proficuo periodo di attività, è parzialmente proposta al pubblico in occasione di questa mostra, consentendo di tracciare una lettura unitaria del loro interessante percorso estetico e poetico. Il progetto espositivo prevede, infatti, la selezione di alcune significative opere, esemplificative delle varie fasi di perlustrazioni tematiche, cromatiche e materiche, con particolare attenzione alle opere pittoriche realizzate negli ultimi anni.
Dall’interior design alla pittura in site specific, dove la creazione artistica si è sempre coniugata con la storia della location in cui gli autori hanno operato, la loro sperimentazione estetica si è mossa verso una nuova sfida: la decontestualizzazione del Dècor e la sua evoluzione ad opera autonoma, approdando a quel filone che è l’Expanded Painting in cui l’immaginario pittorico privilegia e implica l’uso dello spazio tridimensionale. L’indagine dei due artisti si pone a cavallo tra la riflessione sull’eredità dell’arte italiana e la cultura visiva Pop, sviluppando tre temi prevalenti: il mito, la tradizione decorativa, la stratificazione pittorica. Il medium privilegiato dal duo per veicolare il loro messaggio estetico è l’arazzo, in una originalissima versione realizzativa che vede l’impiego di più tecniche artistiche. La tematica del mito muove dal concetto di “ritratto”, che partendo dalla rappresentazione di personaggi iconici della storia, del cinema, della televisione o dei social media, transita per una attenta analisi iconografica che coglie le sfumature più sottili dell’identità Pop, fluida, evanescente, celebrandone tuttavia la forza estetica attraverso la preziosità della tecnica di realizzazione. La figurazione è volutamente resa dinamica tramite un’originale sintesi tra plasticità, sovrapposizioni materiche, segno e colore, sottolineando il ritorno a una stratificata materialità pittorica, in reazione alla dematerializzazione dell’immagine contemporanea digitale. Altro aspetto centrale nella ricerca degli artisti, che emerge in particolare in certi esperimenti di astrattismo, è proprio la tradizione artistica italiana, nello specifico il recupero dell’estetica del “fatto a mano”, della conoscenza dell’artista-artigiano, della sua capacità tecnica che attribuisce un nuovo valore all’opera d’arte e una preziosità che il minimalismo degli anni precedenti aveva, talvolta, impoverito o relegato in secondo piano.
This exhibition dedicated to Salvo Biondo and Paolo Campagnolo traces and investigates the aesthetic research of the two artists, who have been active for 30 years in Italy and abroad. Their varied and eclectic creations include set designs, interior design projects, installations and paintings. This has made them perceptive interpreters of the contemporary art scene, with an important presence in both private and public exhibition spaces. The recent death of Palermo-born Salvo Biondo (2018) forcibly interrupted this artistic partnership, signalling the end of the duo. The substantial production output the artists achieved together during their long and fruitful period of activity is now partially displayed to the public through this exhibition, which offers a unified overview of their unique aesthetic and poetic explorations. In fact, this exhibition project includes a selection of the most significant works, exemplifying the various phases of thematic, chromatic and material exploration, with particular attention to the pictorial works created in more recent years.
From interior design to site-specific painting, artistic creation has always been combined with the history of the location in which the artists have worked. Their aesthetic experimentation also addressed a new challenge: the decontextualisation of Dècor and its evolution to an autonomous work. As a result of this exploration, the duo’s work moved into the genre of Expanded Painting in which the pictorial image privileges and implies the use of three-dimensional space.
The two artists’ investigation straddles the line between reflection on the legacy of Italian art and Pop visual culture, developing three prevailing themes: myth, decorative tradition and pictorial layering. The theme of myth is identified in the concept of ‘portrait’, which starts from the representation of iconic figures from history, cinema, television or social media. Careful iconographic analysis captures the subtlest nuances of a Pop identity in a fluid and transient style, while celebrating aesthetic strength through a meticulous creation technique. Figuration is deliberately made dynamic through an original synthesis of plasticity, material overlays, symbol and colour, emphasising the return to a layered pictorial materiality in response to the de-materialisation of the contemporary digital image. Another central aspect of the artists’ research is precisely Italian artistic tradition. In particular, the recovery of the aesthetics of the ‘handmade,’ knowledge of the artisan-craftsman, and a celebration of traditional technical approaches that give new value to a work of art. This ‘value’ is a detailed preciousness in the artists’ works that the minimalism of previous years had, at times, undermined or relegated to the background.